Paris

31 Luglio 2016, Paris – The End

Abbiamo riempito scatoloni, sacchi, valigie e portato tutto a casa dei suoi nonni, dove abitavamo all’inizio di questa mia esperienza Parigina. Abbiamo fatto pulizia e restituito le chiavi dell’appartamento vuoto ai proprietari.
Fa strano, in effetti. Anche se era un buco, anche se non era abbastanza. È stato comunque qualcosa e simbolo di qualcosa, un qualcosa che adesso è finito.

Poppy mi ha chiesto: “Sei pronta a tornare?”
Pronta non saprei, sicuramente ne ho una gran voglia. Voglia della mia canina, della mia famiglia, del mio mare. Dei miei amici e della musica dal vivo. Del solleone e dell’aria buona. Dio, se mi manca tutto questo. Ho voglia di rilassarmi e non pensare assolutamente a niente.

Devo comunque ammettere che, da una parte, lasciare questa città un po’ mi dispiace. È innegabilmente bellissima e quando dicono che è magica, non hanno tutti i torti. Non saprei spiegare come o cosa, ma un pizzico di magia c’è. E quando ti abbandoni un po’ la percepisci.
E poi, a lavoro stavo davvero iniziando a trovarmi ben, ne uscivo stanca ma soddisfatta. E venerdì, per la prima volta, abbiamo fatto una vera serata, siamo usciti con degli amici e abbiamo conosciuto nuove persone, siamo andati a ballare e rientrati alle 9 del mattino. Della serie, meglio tardi che mai! Ma, in ogni caso, è tempo di dire au revoir.
Tempo di godersi delle meritate vacanze e poi, con tutta la calma del mondo, scegliere la prossima meta. Che sia di nuovo Londra o un’altra città.. Per ora non ho certezze.

E prima sentivo l’urgenza di averne, mi sentivo in ritardo, avevo paura di trovarmi senza un piano per l’inverno, mi innervosivo con M perché non aveva fretta di dedicarsi alla ricerca. 

Ma sapete che vi dico? Che forse ve l’ho già detto. Che le cose migliori che io abbia mai fatto non sono state pianificate. Sono state frutto di colpi di testa, istinto e una punta d’incoscienza. E mi hanno portata dove sono. 

Quindi domani prenderò quel l’aereo, quel treno, quel traghetto. Mi tufferò nell’acqua tiepida del tramonto e lascerò che sia il mare a far affiorare nuove ispirazioni, a mettere un altro po’ di sale nella mia vita.

  
S.

Amore e dintorni · Paris

17 Luglio 2016, Paris – Happiness hides in little (girly) things

Sono sotto antibiotici fortemente fotosensibilizzanti, a detta dei dottori. Quindi passo gran parte del mio tempo a casa, più che altro sola. Il primo giorno apprezzi il riposo, il secondo il dolce far niente, il terzo inizi a scocciarti. Mi annoio in fretta, io. Sono una persona attiva, io. E ora che il sole si degna di illuminare anche Parigi, non posso approfittarne. Arg!
Ieri però, a fine giornata, nuvole poco simpatiche coprivano la città: hanno fatto esattamente al caso mio! Chiamo un’amica e mi concedo una breve uscita. Senza camminare troppo, che mi fa male. Senza stare in giro troppo a lungo, che mi stanco velocemente. Sembro una vecchina, seriamente, che tristezza.

In ogni caso usciamo, prendo una boccata d’aria, mangiamo un boccone nella brasserie dove M lavora e ci facciamo  una sana chiacchierata tra donne. Rifiniamo sull’argomento capelli, acconciature, trecce.
Non ho mai avuto i capelli lunghi. Troppo lisci, troppo fini, arrivavano appena a  sfiorare le mie spalle e io mi impuntavo, li volevo più lunghi, facevo maschere, prendevo integratori e niente accadeva.
“Si spezzano, non sono abbastanza spessi, per questo non vedi la lunghezza. Peccato, perché ne hai tanti!! E che bel colore naturale” dicevano i parrucchieri. Così mi stufavo e via, taglio corto. Poi sono partita e qualcosa è cambiato. Credo fermamente che sia stato grazie all’acqua londinese prima e a quella parigina poi, fatto sta che adesso i miei capelli raggiungono quasi i miei seni, obiettivo prefissato da una vita. Grandioso!

Insieme a loro però non è cresciuta anche la mia manualità e capacità di acconciarli, purtroppo. Ultimamente sono un po’ in fissa con le trecce, se ne vedono di tutti i tipi in giro e le trovo molto femminili e pratiche; poi appunto, mi annoio in fretta, io. Ed ad alternare lo sciolto alla coda di cavallo mi sono già stufata dal un pezzo. Ho tentato più volte di farli mossi, con risultati discutibili e di una durata pari a 27 minuti. Ho cercato quindi di convincere M a farmi una treccia, gli ho fatto vedere tutorial su YouTube di sorridenti ragazzine che coi capelli fanno miracoli anche bendate su una gamba sola; non era molto convinto ma c’ha provato, il malcapitato, solo che -nella mia ignoranza- avevo applicato poco prima uno shampoo a secco volumizzante XXL nel tentativo di rendere l’impresa meno ardua, ottenendo l’effetto contrario: sembravo avere in testa un’indistricabile cofana di stoppa e M si è giustamente arreso in fretta. Nonostante ne avesse tutte le ragioni e io ne fossi consapevole, ho un po’ messo il muso. Solo un pochino. Ma non contro di lui, era un muso da disdetta. Che io una treccia la volevo. Gli ho detto che avremmo riprovato un’altra volta, quando avrei avuto i capelli nelle giuste condizioni, ha abbozzato un “Ok, ma basta che poi non te la prendi se non ci riesco, che mica sono parrucchiere io”. Ma certo che no, amore.

Fatto sta che ieri l’altro c’ho provato da sola, senza risultati. E anche ieri, prima di uscire, per 15/20 minuti. Niente, sono negata a livelli inauditi.
Florine ascolta il mio racconto tra il divertito e l’incredulo, facendosi poi una treccia in circa 30 secondi per dimostrarmi quanto sia facile. Oddio!! Ma come fai a tenere le tre ciocche e ad aggiungerne delle altre ad ogni passaggio, con solo due mani a disposizione?! Lei ride e mi dice di girarmi. “E’ vero, i tuoi capelli non sono semplicissimi da gestire perché, così lisci, scivolano un po’, ma non è affatto difficile”. Come per magia mi ritrovo i capelli appuntati in una splendida French Braid, che comincia attaccata nella parte alta della testa e finisce come una treccia classica. Esattamente ciò che cercavo di ottenere da una settimana, forse più. Ok, non è perfetta, ma mi è stata fatta in un minuto sedute al bar, senza neanche spazzolare i capelli!

Chris, collega di M che ha assistito alla scena, ride indicando il mio sorriso raggiante ancora prima che Florine abbia terminato la sua opera. La mostro saltellante ad M che sorride divertito, dice che ho trovato chi può farmi le trecce, ma io uso la questione come dimostrazione che “Non è difficile, vedi? Puoi farlo anche tu!”. Sono pessima, lo so 🙂

Ed è vero, sono felice. Con quella treccia io c’ho pure dormito, che magari mi sveglio coi capelli mossi e sarò ancora più felice. Sembrerà stupido, infantile, superficiale e tutto ciò che volete. Perché quattro ciocche intrecciate non sono nulla rispetto ai problemi veri, nostri e del mondo. Lo sapete voi e lo so io. Ed è proprio per questo che gioire per una cosa così semplice e banale ti scalda il cuore. Perché ci circondiamo di così tante apparenze e cose inutili, quando ciò che fa davvero bene è un’amica ed un elastico. E il darsi degli obiettivi, il dirsi “Ce la farò, ce la faremo insieme”, che sia un grande passo o semplicemente una treccia.

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S.

 

Paris

French People

Sono in quel di Paris da quasi un anno ormai, e devo ammettere che alcuni stereotipi riguardo i francesi (o quantomeno i parigini) non distano poi così tanto dalla realtà.
Per quanto mi riguarda, i nostri cugini d’oltralpe..

  • Parlano piano. Tutti, ovunque. Non fanno confusione, non si parlano l’uno sull’altro in un crescendo di toni che infastidisce chiunque nel raggio di svariate centinaia di metri – ma che fa comunque colore, eh. No, loro parlano piano, modulando il volume con maestria. Credo dunque abbiamo anche un udito particolarmente buono. O forse è il mio ad essere stato messo a dura prova dai pranzi in famiglia con discussione animata e tv costantemente accesa con un volume udibile dalla mia centenaria bisnonna.
  • Sono educati, educatissimi. Spesso in maniera esasperante. Per gli “standard” italiani, mi ritengo (e vengo ritenuta, che è più importante) una persona educata, rispettosa. Qui mi fanno sentire quasi una cafona, tanti sono i manierismi che usano. Attenzione però, non confondete l’educazione con la gentilezza: direi che nel 50% dei casi le due sembrano escludersi.
  • Sono in forma. Senza contare la miriade di corridori anche in pieno centro – cosa che trovo non troppo geniale per la salute, l’inquinamento nell’aria è quasi palpabile e loro inalano a polmoni aperti, bah -, in linea di massima ho notato molte meno persone in sovrappeso rispetto a ciò che vedo nella quotidianità italiana o londinese. Il ché mi sembra assurdo, vista la quantità di burro che consumano (o sembrano consumare…).
  • Il burro è ovunque. O V U N Q U E . Ho sempre cercato di minimizzarne i consumi o di evitarlo completamente – è che mi piace un sacco -, ma qui mi pare impossibile. Il burro francese di chiama, ti tenta, spesso è salato e quindi ancora più dannoso ed invitante.. E tu lo mangi. E ingrassi. E loro no.
  • Adorano la “burocrazia“. Fogli su fogli, raccomandate, dossier, fotocopie, garanti, conferme o disdette, regolamenti, istruzioni, certificati, firme.. Stampano tutto, in più copie, da tenere in apposite cartelline separate per genere e diversificate nel colore, arrangiate in archivio in ordine alfabetico. Ohi mamma. Per prendere un appartamento in affitto devi presentargli anche la tua centenaria bisnonna.
  • Sociali e socievoli, ma fino ad un certo punto. Sono carini e simpatici, ti propongono di uscire ma senza troppa convinzione, ti rendono partecipe ma restano nelle loro cerchie. Sono accoglienti, ma non mi sono mai sentita parte di un qualcosa, qui.
  • Purtroppo mi sento di dire poco professionali. Un po’ come con le amicizie, troppo spesso di dicono un Si che si rivela essere un No, rispondono al telefono una volta su tre, cambiano le carte in tavola senza preavviso dal giorno alla notte, ti dicono A e fanno B – sostenendo comunque di fare A -, fanno gli altezzosi e i preziosi, spesso quasi pigri. Non si fa così, no  no no.
  • Bevono vino e birra, birra e vino. E Champagne, ovvio. Per un bartender non è esattamente il massimo. La cultura generale a livello di alcolici e cocktail è incredibilmente bassa.
  • Cucinano la pasta in maniera deplorevole. Alcuni video che girano in internet ne sono la triste e veritiera dimostrazione. E la usano come contorno. Come CONTORNO! Assurdo.
  • Usano tanti termini inglesi, in modalità random e con accento francese. E’ davvero bruttino da sentire, sappiatelo. A me fa comodo perché riesco ad esprimermi meglio, non essendo la mia madrelingua mi servo dell’inglese come supporto, ma qual è la loro scusa? Ad onor di cronaca devo aggiungere che usano anche diversi termini italiani (sempre pronunciati con accento rigorosamente francofono), che ormai sono parte integrante della loro lingua e vocabolario, ma per le nostre orecchie sono orribili.
  • Le ragazze si truccano pochissimo. Sono più semplici, acqua e sapone, vestite in maniera più sobria, spesso quasi anonime. Però sono belle, anche così. Figuratevi se si mettessero in tiro. I ragazzi invece non sono niente di speciale. Ma questo può essere il mio gusto personale, tentiamo di attenerci ai “fatti”.
  • Fumano molto. Che sia per questo che sono magri? No, seriamente, ho l’impressione che siano molte più le persone che fumano in maniera considerevole che quelle che bevono in maniera considerevole. Non che ci sia un meglio e un peggio eh, è una semplice constatazione. Fatta da una ragazza che non ha mai fumato e che viaggia a coca (e rum).
  • La baguette sottobraccio non è così frequente, dai.

E ricordo di aver notato una miriade di altre cose, sono una sciocca a non appuntarmele sul momento, avrei potuto fare una panoramica ancora più completa. Ci lavorerò su. Così non potrete arrivare a Parigi e dire che non vi avevo avvertito ;P

S.

Paris

11 Luglio 2016, Paris – I’m still here!!

Salve gente!

Non scrivo da quasi due mesi.. E mi sembra una vita!
Sono successe talmente tante cose.. Devo riprendere le fila.
Il fatto è che mi ero decisa ad acquistare un pc una volta rientrata a Parigi – dopo una rigenerante settimana sullo scoglio, 20/27 Maggio – e i problemi al riguardo sono stati talmente tanti e talmente assurdi che.. Ecco, ho ritirato oggi il mio tanto agognato McBook ad un Apple Store. Era ora! Due mesi di guerra ad Apple non sono una passeggiata, credetemi. In francese, poi. Maledetti. E di mezzo ci sono state appunto le mie vacanze a casa, le dimissioni, il cambio di lavoro, due calcoli renali, una proposta di lavoro a Londra, progetti e programmi, il compleanno di M e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, come ho detto, ne sono successe di cose.. Ed è tempo di rimettersi in pari 😉

 

S.

Paris

In diretta, Paris

Sono uscita adesso dal lavoro, sono in metro. Avevo scordato cosa significa uscire da quella porta felice. Camminavo sorridendo, leggera, gli sguardi della gente che incrociavo non potevano far altro che sorridermi di rimando. Ho pure fatto una specie di salto a mo’ di ballerina passando davanti alla vetrata dell’albergo, facendo ridere i ragazzi del turno di notte. Ah, che bello sentirsi se stessi.

Ho avuto una conferma sabato, quindi ho mandato una mail alla direzione dell’hotel dove lavoro per comunicare che è finita, mi licenzio. Due settimane di preavviso e voilà, libera.
E non è un qualcosa che ho cercato, sono venuti loro a cercare me. Ed io ho preso tempo, non ero sicura.. Che idiota, ingenua che sono. Idealista è ottimista fino al midollo anche quando vedo nero.

C’è stato il fine settimana di mezzo e oggi era festivo qui in Francia, quindi la maggior parte del personale era di riposo e a quanto pare ancora nessuno ha letto la mia mail.. Una bomba inesplosa insomma! Ma ne ho iniziato a parlare coi colleghi che c’erano e… Che spettacolo. Che spettacolo. È stato come togliersi un peso dallo stomaco. Ho espresso il mio disappunto, la mia apatia e il tutto si trasformava in gioia mentre usciva dalla mia bocca.

Domani sarà il vero “giorno della verità“, ma oggi ho fatto le prove generali.
Un successo.

  
S.